I dischi di Pino Daniele nascono, spesso, in tour.
In questo caso a dettare il tiro, l’orizzonte, il sound, di «Bonne soirée» è stato un giro di concerti in Francia, che ha permesso al cantautore di toccare con mano e chitarra il ribollire della world music, del sound etnico.
A Parigi il chitarrista ha annusato qualcosa di nuovo (non a caso l’lp uscirà anche in Francia) e la title track prova subito a immergersi nella nuova realtà sonica nata in studio (registrazioni al Bagaria di Formia, con un passaggio da Carimate, missaggio sulla Senna alla Grande Armée): il viaggio del «Ferryboat» su cui era salito l’album precedente approda su una terra multiculturale, dove Pino riconosce ancora fortissime le sue radici.
La kefiah palestinese in copertina dichiara la rotta verso “l’arab rock” il suono del mare nostrum; una svolta, l’inizio di un periodo di transizione, di sicuro anche la logica prosecuzione di un discorso scelto con istinto.
All’epoca la versione dell’album su musicassetta e cd vedeva la presenza di un brano in più rispetto al vinile: «Watch out»: «Blue jeans e tradizione stavolta non ci fregherà…Hallo brothers, i sogni americani portano la guerra e nun se fa».