La musica per quella generazione era un modo di ritrovarsi, di condividere sogni.

La parola disco evocava una sorta di magia, non era un semplice pezzo di vinile contenente delle canzoni, ma qualcosa di agognato che significava far parte di una tribù mitica, quella dei musicisti professionisti.

«Noi facevamo le prove giù alla Sanità, (un quartiere di Napoli) a Vico Fontanelle, dove il cantante del gruppo Enzo Ciervo aveva uno space (una grotta) dove si poteva suonare senza dare fastidio a nessuno. Ed è proprio lì che sono passati tanti artisti dell’ambito partenopeo: da Enzo Avitabile agli Osanna, Corrado Rustici, Edoardo Bennato, “Nuova Compagnia” e tanti altri gruppi rock, naturalmente anche il nostro che si chiamava “Batracomiomachia”, questo nome fu dato dal genio del gruppo: Gianni Battelli.

All’epoca c’erano dei punti di ritrovo per artisti, uno era Piazza Medaglie D’Oro, dove solitamente quasi tutti i gruppi Napoletani si riunivano: “Il balletto di bronzo”, “I Faget”, “Le Aquile reali”, “I Moby Dick”, Tony Esposito (che ha avuto sempre la mania di disegnare); c’erano delle orchestre come quella degli “Achei” di Enzo Avitabile e “La nuova generazione”. Genere funk, rhythm & blues pesantissima, ..insomma era l’epoca dei capelli lunghi e dei tacchi alti, ma il primo vero gruppo che fuse la musica nera con la melodia italiana furono gli “Showmen” che diedero vita poi a due grandi gruppi: “Napoli Centrale” e “Osanna” ».

(Pino Daniele)